Intervista a Mattia Di Tommaso, candidato a sindaco di Roma

Mattia Di Tommaso, appena 27enne è un giurista esperto di diritti umani. Un sorriso contagioso e occhi scuri profondi che brillano ogni volta che spiega le sue idee. Ci diamo appuntamento in un bar a Capannelle, la zona dove abita da sempre. Giocherà certo in casa, ma sono tantissime le persone che, capendo la situazione, si limitano a brevi saluti e cenni di approvazione.

Compagno Di Tommaso, te lo aspettavi questo entusiasmo?

Sicuramente non di questa portata. Sono giorni che ricevo centinaia di messaggi, chiamate, email. Chi per proporre e suggerire qualcosa, chi per collaborare, chi, semplicemente, per comunicarmi il sostegno. Tutti, però, sono animati dallo stesso sentimento: partecipare a questa sfida, non rassegnarsi allo stato delle cose, provare a migliorare le condizioni di vita e ridare dignità alla politica.

Mattia, perché ti candidi a sindaco?

L’entusiasmo e l’irruenza dei giovani nella storia hanno sempre avuto il compito di rompere l’immobilismo e l’inerzia. Voglio mettere a servizio dei romani la mia passione, le mie idee e tutto il mio impegno. Sento il peso di rappresentare le istanze e i sogni della mia generazione. C’è un paradosso: la generazione dei nostri genitori ha vissuto meglio rispetto a quella dei nostri nonni. Noi non possiamo dire la stessa cosa. La società è regredita. La stragrande maggioranza dei giovani è laureata, specializzata, parla più lingue straniere, viaggia e impara con più facilità, eppure incontra difficoltà enormi a trovare un’occupazione dignitosa e in sintonia con le proprie aspettative e inclinazioni.

Come inizia la tua attività politica?

Premetto che in casa ho sempre respirato aria di politica, ma è a scuola prima e nell’università poi che ho iniziato a muovere i primi passi della rappresentanza. Sono stati anni molto formativi. Poi l’impegno è proseguito nella federazione dei giovani socialisti e nel Forum dei Giovani del Lazio. La militanza è stata una palestra di vita insostituibile.

Sei sempre stato socialista?

Dal 2001 ho fatto la mia prima tessera al partito socialista. L’ho rinnovata per dieci anni, quest’anno compreso. Se ci credi davvero in una idea non è facile cambiarla. Sono socialista non solo perché sono tesserato con il Partito Socialista, ma perché credo in alcuni valori fondamentali come la libertà, la giustizia sociale e l’uguaglianza. Non come slogan ma come stile di vita. Provo, e non sempre ci riesco, ad applicarli nella vita di tutti i giorni e nel rapporto con gli altri. Penso sia insopportabile una vita vuota, priva di valori ed ideali, per cui tutto risulta accessorio.

Con un aggettivo come descriveresti questa politica?

Ipocrita. L’esempio è la riforma elettorale. Dal 2006 parecchi politici, anche chi quella legge l’ha creata, sostenuta e votata si sono affannati ad andare in televisione a dire che era opportuno cambiarla, introducendo le preferenze restituendo, così, il potere di scelta ai cittadini. Sono cambiati 3 governi, tra pochi mesi scade la seconda legislatura e non vi è stata nessuna riforma della legge elettorale. In generale non ricordo una grande riforma strutturale negli ultimi anni.

Quale è un politico italiano che stimi?

L’impossibilità di dare una risposta a questa domanda è una delle ragioni della mia candidatura.

Affrontiamo il programma, iniziando dai giovani.

Sarà, ovviamente una mia priorità. Una delle emergenze dei giovani a Roma è quella abitativa: affittare o acquistare è sempre più difficile senza un intervento diretto delle Istituzioni. Ho in mente un progetto di housing sociale, che si propone di rendere disponibili 1.000 alloggi sul territorio romano. Si potrà partecipare ad un bando pubblico i cui requisiti sono un reddito Isee inferiore a 40.000 euro e un’età complessiva della coppia non superiore a 70 anni. Vi si potrà accedere attraverso la formula del ‘Patto di futura vendita’ o dell’affitto a canone calmierato (400 euro al mese per 70mq). La filosofia che anima questi interventi è quella di recuperare e riqualificare gli alloggi esistenti e la loro messa a disposizione in locazione a costi accessibili e realizzare nuovi alloggi con patto di futura vendita. Il tutto con una progettazione partecipata dei quartieri.

Ci parli della tua idea del reddito minimo?

Vorrei introdurre il reddito minimo di cittadinanza inteso come un reddito di entità tale da consentire alle persone di vivere in una propria abitazione e rendersi comunque autonomi dalla famiglia dopo la maggiore età e aiutando, quindi, ciascuno a soddisfare i propri bisogni di base (quali mangiare, avere una casa, vestirsi e acquisire determinati beni culturali di base) Il reddito minimo garantito è attualmente esistente in tutta l’Unione Europea a eccezione di Italia e Grecia. Lo scopo è quello di contrastare il rischio marginalità, garantire la dignità della persona e favorire la cittadinanza attraverso un sostegno economico. A Roma, per esempio, vi sono oltre 7000 dottori in giurisprudenza che sono obbligati a svolgere la pratica forense. L’80% di essi non viene retribuito pur essendo impegnato tutta la giornata in questa attività e non possono, pur volendo, dedicarsi ad altro. Non tutti si possono permettere di vivere, dormire, mangiare per quasi due anni a Roma senza un reddito. A loro chi ci pensa?

Parliamo di trasporti.

L’idea è quella di prolungare fino alle ore 24 la chiusura della metropolitana durante la settimana e non prevedere, invece, interruzione alcuna durante il week-end. Contestualmente aumentare il numero delle corse dei bus notturni, potenziare le linee ferroviarie regionali e ristrutturare le stazioni. Inoltre ho in mente un progetto in collaborazione con i taxi che consenta alle donne di muoversi liberamente, anche sole, di notte. Un maggior utilizzo dei mezzi di trasporto collettivi, già sperimentato con successo in numerose capitali europee, innescherà un circolo virtuoso del trasporto pubblico che, unitamente agli interventi per rendere più allettanti e sicuri gli spostamenti a piedi o in bicicletta, convincerà i cittadini romani a rinunciare alle proprie auto. Con l’occasione garantisco che continuerò ad utilizzare i mezzi pubblici anche in caso di elezioni. Non è credibile un amministratore che si muove per Roma con l’auto blu, nemmeno un minuto di traffico e arrivando tutto fresco davanti ai giornalisti inizia a parlare del problema-trasporti. Si potrebbe, infine, sperimentare il Velib di Parigi ovvero il programma pubblico di noleggio biciclette e di car sharing.

Qual è la tua idea di città?

Una Smart City, ovvero una città intelligente. E una città lo è se è tecnologica ed interconnessa, pulita, attrattiva, rassicurante, efficiente, aperta, collaborativa, creativa, digitale e green . La mia candidatura ha l’ambizione di introdurre un nuovo metodo di amministrare la città. Siamo pronti a rischiare, innovare, sperimentare, rivoluzionare.

Un pronostico?

Il nostro entusiasmo seppellirà il sistema.

G.F.

Un pensiero su “Intervista a Mattia Di Tommaso, candidato a sindaco di Roma

  1. Bravo Mattia, in pillole ma molto efficaci hai centrato i tre problemi principali di Roma ma, credo dell’Italia tutta. Ho apprezzato anche, da vecchio Socialista, i valori che inspirano il tuo vivere quotidiano, cosa ormai rara anche a sinistra.
    Conta pure su di me in questa tua titanica impresa.
    Un grande abbraccio,
    Loreto P. Di Bacco

I commenti sono chiusi.